CAMBIO DI PROSPETTIVA

Il cambiamento di prospettiva che davvero più mi ha toccata in profondità durante il mio percorso di studi e di lavoro, è quello sull’aspettativa che abbiamo noi genitori sui nostri figli e la reale necessità fisiologica di essi che, spesso, non coincidono.

Troppo spesso ci aspettiamo una reazione più “matura” del nostro bambino.

Ed è proprio a causa di questa delusione ricevuta, che noi adulti introduciamo la parola capriccio nel vocabolario. E’ come se il capriccio definisse il modo di reagire del bambino non consono alle nostre aspettative. 

Torna quindi quel retaggio culturale che tanto cerchiamo di cancellare ma che è talmente radicato che spesso i genitori ci cascano: il capriccio non esiste.

Esiste altresì un bisogno. Un bisogno reale di attenzione ad un problema che – per ovvie ragioni - dal bambino non può essere raccontato se non con il pianto, con il battito di un pugno o i piedi per terra.

Il bambino è da ascoltare, guardare e non giudicare!

 

Alcuni esempi di convinzioni sbagliate:

Il bambino dorme solo se messo nel lettone = capriccio

Il bambino mangia solo pasta in bianco = capriccio

Il bambino dopo la favola anziché girarsi e addormentarsi da solo, inizia a piangere = capriccio

Questo assioma – lo ribadisco - è assolutamente da sradicare nella cultura dei genitori.

Da troppe generazioni si cerca di adeguare il bambino alle proprie aspettative di adulto;

Questo atteggiamento non creerà che un circolo vizioso:

il genitore non riesce – ad esempio – a far passare a dormire dal lettone al lettino il bambino; va in frustrazione e si innervosisce, il figlio diventa irrequieto per l’alta aspettativa che il genitore ripone in lui, creandogli ansia, e così il genitore si innervosisce ancora di più e il bambino crea ancora più resistenza.

Ma la resistenza, il pianto, la negazione al cambiamento richiesto, non è il capriccio come sopra indicato.

E’ la richiesta di comprensione, di aiuto, di analisi che il bambino ci chiede.

Arriva quindi, prima per me come genitore, poi come futura consulente del sonno, la svolta:

La domanda che cambia ogni cosa: Io voglio che mio figlio passi in cameretta nel suo lettino…ma LUI è davvero pronto per farlo? Quali sono le sue reali necessità?

Ecco che allora il cambio di prospettiva, il passare a guardare con gli occhi di mio figlio il cambiamento e non con i miei, mi da quella lucidità che tanto avevamo bisogno, sia io che il mio bambino.

Spesso noi genitori, tendiamo ad adultizzare il bambino.

Ecco l’errore alla base di ogni cambiamento che pretendiamo da nostro figlio.

Come consulente del sonno sarà mia premura assicurarmi che qualsiasi bisogno avranno i genitori che incontrerò sul mio percorso, sarà in linea con le esigenze del loro bambino.

Avrò cura che gli occhi dei genitori stanchi non saranno troppo appannati da false aspettative sia sui traguardi da voler raggiungere sia – soprattutto – dalle tempistiche, come se il bambino fosse un tacchino ripieno da mettere in forno a 180° per 90 minuti precisi.

Non c’è nulla di preciso con i nostri bambini, c’è solo un tempo adatto, fatto anche di compromessi, che vada a rispettare anche i loro bisogni.

Capito questo, sarà, per noi adulti, molto ma molto più facile, comprendere, accogliere e adeguarci a queste piccole e fantastiche personcine.